2021: il Covid-19 tra varianti e vaccini
L’attività dell’Associazione 'Amici del Policlinico' nel 2021 ha risentito pesantemente della pandemia generata da SARS-CoV-2.
Il Covid-19, che sembrava aver allentato la sua morsa durante l’estate del 2020, manifesta una ripresa in autunno con l’inizio delle scuole e ricompare in tutta la sua gravità verso la fine dell’anno, dando così il via alla istituzione delle zone, in base al rischio di contagio, e a nuove restrizioni agli spostamenti in tutto il Paese.
La storia infinita
Con il nuovo anno inizia anche la campagna di vaccinazione, che si confermerà essere l’unico baluardo contro SARS-CoV-2.
Il 2021 infatti è stato segnato dal successo dei vaccini, oltreché dallo sviluppo di varianti sempre più contagiose: a partire dalla variante Alfa, isolata per la prima volta a dicembre 2020, le varianti comparse nel 2021 mostrano una maggiore trasmissibilità. L’aumento dei casi è ancor più evidente con la comparsa della variante Delta che, molto più contagiosa del ceppo originale di Wuhan, guida a livello globale la ripresa dei casi registrata nei mesi estivi del 2021.
Il peggiorare della situazione porta alla introduzione del green pass. Quest’ultimo, non necessario per la donazione, diventa obbligatorio per l’accesso al bar, dato che il ristoro, soprattutto se non accompagnato da un adeguato distanziamento, può costituire un momento di maggior trasmissibilità del virus. Nella popolazione dei donatori è elevata la percentuale di vaccinati ma permane un 5-7% di persone che, non presentando il green pass, non può accedere al bar e riceve un sacchetto per il ristoro da consumare nell’area riservata. Questa situazione genera qualche lamentela e scontento, che nella gran parte dei casi rientra senza strascichi dopo un chiarimento con il personale sanitario.
Dopo l’estate si infrange pure l’illusione che l’epidemia sia cessata anche se, grazie ai vaccini, all’aumentare dei casi non corrisponde più un numero elevato di ricoveri e decessi.
I vaccini funzionano, pur con leggere differenze fra i vari tipi, ma guardando ai dati dei Paesi che avevano iniziato la vaccinazione di massa molto prima di noi (es. Israele) risulta evidente come la protezione dei vaccini per la malattia sintomatica cali nel tempo. Per questa ragione molti Paesi, Italia compresa, decidono di ripristinare la protezione conferita dal vaccino attraverso una dose booster. Dose ancor più necessaria quando a fine 2021 si affaccia la variante Omicron.
A novembre, ma soprattutto a dicembre, assistiamo a un sensibile aumento dei casi e dei decessi in coincidenza con la comparsa della variante Omicron. Inizialmente identificata in Sudafrica, nel giro di poche settimane Omicron diventa dominante a livello globale. Estremamente più contagiosa della variante Delta, Omicron mostra una minor capacità di causare malattia grave, grazie anche all’azione dei vaccini che raggiungono percentuali assai elevate nella nostra popolazione.
Verso la fine dell’anno
L’Associazione ‘Amici del Policlinico’, sempre attenta e tempestiva nel rispondere ai bisogni dell’Ospedale Policlinico, dato anche il rapporto privilegiato che da quasi cinquant’anni la lega allo storico ospedale milanese, vive con apprensione la riapertura della Terapia Intensiva per l’Emergenza Covid19 nell’Ospedale Fiera a Milano, che dal Policlinico è coordinato e diretto.
La riapertura si è resa necessaria per far fronte alle difficoltà che gli ospedali milanesi si sono trovati nuovamente ad affrontare. La maggiore contagiosità della variante Omicron infatti ha comportato il dilagare del Coronavirus con conseguente aumento del numero di ricoveri ospedalieri.
Anche se la positività al virus soprattutto nelle persone vaccinate spesso non si accompagna ad una patologia sintomatica, essa richiede comunque un periodo di quarantena: maggiori positività al virus e quarantene hanno finito per minare ulteriormente la presenza del personale ospedaliero che, già precaria per le riduzioni di organico operate negli anni più recenti, è divenuta drammatica in piena pandemia. Gli ospedali sono di nuovo in affanno e si vedono costretti a limitare le prestazioni sanitarie non legate al Covid.
Il problema del gran numero di test positivi e quarantene condiziona anche le donazioni di sangue. Da una parte frequentemente donatori che si sono prenotati per la donazione sono costretti a rinunciarvi per sopravvenute positività e/o quarantene, dall’altra le assenze del personale sanitario penalizzano la durata della donazione che talvolta si protrae oltre le due ore, suscitando talora reazioni negative da parte dei donatori.
Tutto ciò comporta in tutto il Paese una riduzione delle donazioni, testimoniata anche dall’appello, verso la fine dell’anno, del Centro Nazionale Sangue: “La nuova ondata pandemica sta vivendo in questi giorni il suo picco e bisogna stare in guardia - commenta il direttore del Centro Nazionale Sangue, Vincenzo De Angelis - ricordiamo peraltro che, già dal primo lockdown, sono attive una serie di procedure che hanno lo scopo di garantire la sicurezza di tutti gli attori coinvolti … Donare il sangue è sicuro ed in questi giorni è più utile che mai”.
Lo sanno bene i nostri donatori che non hanno mai fatto mancare il loro aiuto dall’inizio della pandemia, come testimonia il buon andamento delle donazioni di sangue nel 2021.