Coronavirus: le domande più frequenti
Dall’inizio di ottobre u.s. i contagi da Sars-CoV-2 sono in continuo aumento e, di pari passo, aumentano anche i nostri dubbi e quesiti in proposito. Ecco le risposte alle domande più frequenti su coronavirus e donazione di sangue nella speranza che, anche durante questa fase della pandemia, i donatori di sangue continuino a non far mancare il loro supporto ai pazienti che hanno bisogno di trasfusioni
DONAZIONE DI SANGUE
Vorrei donare il sangue ma, considerata l’emergenza coronavirus, sono un po’ preoccupato per la tutela della mia salute, quali sono le misure di sicurezza che state adottando?
Le misure di sicurezza che stiamo mettendo in atto sono le seguenti:
- per evitare la formazione di assembramenti, l’accesso al Centro Trasfusionale è possibile solo previa prenotazione (tramite questo sito; oppure telefonando allo 02.5503.4306/ 4307 dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 16.30);
- tutti gli operatori indossano la mascherina chirurgica che viene cambiata giornalmente;
- a tutti i donatori viene consegnata una mascherina chirurgica;
- prima di accedere alla visita medica a ogni donatore viene misurata la temperatura corporea;
- la temperatura corporea viene misurata ogni giorno anche al personale del Centro Trasfusionale e dell’Associazione Amici del Policlinico ODV;
- nei corridoi del Centro sono posizionati dei dispenser con gel disinfettante per le mani;
- durante tutte le fasi di attesa per accettazione, visita e donazione vengono fatte rispettare le distanze previste.
A questo si aggiunge che il Padiglione Marangoni, sede del Centro Trasfusionale, è isolato rispetto al resto dell’Ospedale e aperto solo ai donatori di sangue e non ospita letti di degenza.
Vorrei donare il sangue ma, considerata l’emergenza Coronavirus, non vorrei arrecare qualche danno alla salute di un ricevente. Il virus si può trasmettere con la trasfusione?
Numerosi studi hanno documentato che non c’è evidenza di trasmissibilità del virus con la donazione di sangue.
Ciononostante, per garantire al massimo la tutela della salute del ricevente, il donatore può donare il sangue solo se in buone condizioni di salute da almeno un mese e solo se, nelle ultime due settimane, non ha avuto contatti diretti con persone risultate positive al tampone.
Inoltre, il donatore che dovesse manifestare sintomi influenzali o da Covid-19 nei 14 giorni che seguono la donazione è invitato a darci comunicazione immediata.
Ho fatto il tampone e sono risultato positivo. Dopo quanto tempo posso donare il sangue?
Può donare il sangue se ha rispettato il periodo di quarantena disposto dall’ATS e se ha una certificazione di tampone negativo.
Ho avuto un contatto STRETTO con una persona con infezione da Sars-CoV-2 accertata (tampone positivo): Posso donare il sangue?
Può donare il sangue se è in buona salute e se:
- ha eseguito un tampone a 10 giorni dal contatto ed è risultato negativo (porti la certificazione di tampone negativo);
- non si è sottoposto a tampone, ma sono trascorsi i 14 giorni di quarantena dal momento del contatto.
Ho avuto un contatto NON stretto con una persona con infezione da Sars-CoV-2 accertata (tampone positivo). Non sono stato invitato a stare in quarantena fiduciaria e tantomeno a fare un tampone. Posso donare il sangue?
Può donare il sangue se è in buona salute, e sono trascorsi almeno 14 giorni dal contatto a rischio.
Sono un operatore sanitario (soccorritore), lavoro in un reparto con pazienti Covid (ho soccorso pazienti Covid), però sono in salute. Posso donare il sangue?
NO. Il Centro Nazionale Sangue raccomanda in via cautelativa che gli operatori sanitari a contatto con pazienti Covid non donino il sangue. La donazione è possibile solo a distanza di 14 giorni dall’ultimo contatto avuto con un paziente Covid.
Convivo con un operatore sanitario che lavora in un reparto con pazienti Covid. Il mio convivente è in buona salute, posso donare il sangue?
SI. Se il suo convivente non ha sintomi influenzali o un’infezione documentata da SARS- CoV-2, può donare il sangue. Fermo restando che, in caso di sintomi influenzali o da Covid-19, nei 14 giorni che seguono la donazione è invitato a darci comunicazione immediata.
TEST
Ho sentito tanto parlare in questo periodo del test noto come ‘tampone’. Di che si tratta?
Il cosiddetto ‘tampone’ è in realtà un test di ricerca della presenza del virus (più precisamente l’acido nucleico virale) su un campione di materiale biologico prelevato dalla mucosa naso-faringea (il tampone!).
La positività al test sta a indicare la presenza del virus nel soggetto testato, che quindi è da ritenersi contagioso. Si tratta di un test costoso e delicato, sia per le difficoltà di campionamento sia per l’esecuzione che richiede grande esperienza oltre a una strumentazione adeguata.
In cosa consiste la ricerca di anticorpi anti-Coronavirus? A cosa serve?
È noto che a seguito di una malattia infettiva il sistema immunitario del nostro organismo reagisce di norma con la produzione di immunoglobuline specifiche, chiamate anticorpi, dirette contro l’agente infettante. Vengono per primi prodotti anticorpi di tipo IgM, seguiti dalla produzione di IgG. La presenza di anticorpi è quindi la conferma di avvenuto contagio. Ciò vale anche per il SARS-CoV-2. Studi di ricercatori cinesi hanno dimostrato che il 95% dei pazienti sviluppa anticorpi anti-Sars-CoV-2 circa 12 giorni dopo aver contratto l’infezione.
Lo screening di anticorpi viene di norma eseguito su un campione di sangue venoso con un test semplice e molto sensibile (chiamato ELISA).
Un test di screening positivo sta a indicare l’avvenuto contatto con il virus Sars-CoV-2 ma non specifica se il soggetto sottoposto a test sia ancora contagioso o meno. Per questo nel caso di positività allo screening anticorpale è prudente eseguire il ‘tampone’ per escludere la presenza del virus.
Dato che le attuali conoscenze sul Coronavirus non consentono ancora di sapere se e a che titolo e per quanto tempo gli anticorpi rendano immuni dal contrarre nuovamente la malattia si consiglia di non abbassare il livello di attenzione e di continuare a seguire le raccomandazioni degli organismi istituzionali per la tutela della propria e altrui salute.
DEFINIZIONE
Cos’è il plasma iperimmune e perché si può usare per trattare i pazienti affetti da Covid-19?
Per plasma iperimmune si intende il plasma contente un elevato titolo di anticorpi sviluppati a seguito di una infezione virale.
Le potenzialità sono note da lungo tempo, basti pensare che il plasma di soggetti guariti è stato utilizzato già agli inizi del secolo scorso durante l’epidemia della influenza cosiddetta ‘spagnola’, e via via durante le epidemie di SARS, MERS e EBOLA spesso con buoni risultati. Nel nostro Paese si usa in casi selezionati di pazienti affetti da Covid-19.
Il plasma immune viene raccolto anche attraverso la donazione di sangue intero. Il sangue donato, infatti, non viene trasfuso così come raccolto, ma scomposto nei suoi emocomponenti principali: plasma, piastrine e globuli rossi. Con una donazione di sangue intero, quindi, si possono aiutare almeno tre persone diverse, tra cui, se necessario, pazienti affetti da Covid-19.
Una curiosità: cosa si intende per Covid-19 e per Sars-Cov-2? Sono sinonimi?
Covid-19 sta per Coronavirus Disease e identifica la malattia da Coronavirus (manifestatasi per la prima volta nel 2019).
Sars-Cov-2 significa: Coronavirus di tipo 2, causa di sindrome respiratoria acuta grave, ossia l’agente responsabile della malattia.