COVID-19: i vaccini

A causa dell’emergenza mondiale in atto, grazie alla collaborazione internazionale realizzatasi fra Stati, industria ed Enti di ricerca, un vaccino anti-SARS-CoV-2 si è reso disponibile in tempi brevissimi. Questo è il suo punto di forza ma anche la sua debolezza. La vaccinazione è già iniziata in molti Paesi, Italia compresa, ma molte caratteristiche sono ancora poco note, come il tempo di comparsa e la durata dell’immunizzazione indotta dal vaccino, l’importanza del richiamo, la possibilità che funzioni con le varianti del virus, eventuali reazioni ritardate, ecc.
Sul tema dei vaccini facciamo il punto con Il professor Ferruccio Bonino che molti donatori conoscono bene per la sua attività di ricerca nell’ambito delle malattie virali del fegato che tanta importanza hanno per la donazione di sangue, e per essere stato direttore scientifico del Policlinico, molto vicino alla nostra Associazione.

La possibilità di disporre di un vaccino ha riacceso la speranza di poter finalmente vincere la lotta alla pandemia da SARS-CoV-2. È veramente così?
I dati disponibili sono promettenti: entrambi i vaccini a mRNA attualmente in uso (Pfizer e Moderna) dimostrano un’efficacia protettiva verso la malattia COVID di circa il 95%. Questi però sono dati a breve termine (2-3 mesi dalla vaccinazione) e riguardano la protezione dalla malattia, ma non dall’infezione. Per avere quest’ultima informazione saranno necessari ulteriori approfondimenti che sono in corso e che ci diranno quanto a lungo dura la protezione ottenuta con il vaccino.

Quali altri vaccini sono oggi disponibili? Per quali Paesi?
Oltre ai vaccini già approvati per l’uso sull’uomo, ci sono più di 50 vaccini in sperimentazione: alcuni sono stati sviluppati secondo le tradizionali tecnologie, utilizzate per molti vaccini contro altri agenti infettivi, altri, e sono stati i primi ad essersi resi disponibili, sono stati prodotti grazie a nuove piattaforme tecnologiche.
L’alleanza internazionale GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunisation), che accumuna partner pubblici e privati come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, UNICEF, World Bank e la Bill & Melinda Gates Foundation, ha lanciato un adeguato e preciso programma strategico per accelerare la messa a disposizione di tutti i Paesi più poveri del mondo delle necessarie dosi dei vaccini e sta provvedendo efficacemente a tale scopo attraverso un’organizzazione (COVAX) che finanzia la produzione dei vaccini in varie aree sottosviluppate del mondo.

Quali caratteristiche hanno questi vaccini?
I vaccini in produzione e quelli in sperimentazione sono di diverse tipologie con caratteristiche d’innovazione crescente e contengono:
a) il virus inattivato;
b) la proteina intera o frammenti proteici dell’involucro virale che costituisce la chiave di ingresso nelle cellule (Spike e RBP) sintetizzati in base all’informazione genetica virale da diverse piattaforme tecnologiche;
c) vettori virali non in grado di replicare (adenovirus umani o da primati non umani, scimpanzé o gorilla) che contengono l’informazione genetica virale per la sintesi della proteina Spike/RBP (Astra Zeneca);
d) RNA messaggero (mRNA virale) che istruisce direttamente le cellule del soggetto vaccinato a sintetizzare  la stessa proteina (Pfizer e Moderna).

Quali inconvenienti dobbiamo aspettarci dopo la vaccinazione?
Tutti i vaccini per stimolare la risposta immune contro la proteina virale contengono anche adiuvanti e/o immunostimolanti e causano perciò frequentemente lievi sintomi infiammatori nella sede di iniezione e talora sistemici; molto raramente possono causare reazioni allergiche o autoimmuni gravi. A causa della notevole rapidità con cui i vaccini sono stati realizzati e resi disponibili per motivi d’urgenza (il tempo usuale di produzione e sperimentazione per poter studiare adeguatamente gli eventuali vaccini è di circa 10 anni) le informazioni disponibili riguardano solo un breve periodo (2-3 mesi) dopo la vaccinazione e quindi mancano i dati sulla loro reale efficacia e sulle eventuali reazioni avverse a medio e lungo temine.

A suo parere quali priorità si dovrebbero seguire nella somministrazione del vaccino?
Considerati i dati sperimentali pre-clinici e i primi risultati delle attuali vaccinazioni di massa i vaccini mRNA si dimostrano efficaci a prevenire la malattia COVID severa. Per tale ragione è corretto vaccinare prioritariamente le persone più a rischio ovvero anziani, soggetti con multi-patologie e personale esposto all’infezione per motivi di lavoro (personale sanitario).

Le difficoltà di approvvigionamento del vaccino potrebbero ritardare la somministrazione delle dosi di richiamo. Ciò può causare qualche problema? A suo parere quanto potrebbe durare la protezione indotta dal vaccino?
Per problemi secondari alle difficoltà dovute alla massiva produzione e ritardi nell’approvvigionamento delle dosi di vaccino si potrebbe verificare che la seconda dose di vaccino sia somministrata in tempi diversi da quelli suggeriti dagli attuali protocolli vaccinali in atto (anche 12 settimane anziché 3-4 settimane, come è già successo in Gran Bretagna a fine dicembre). Le sperimentazioni finora eseguite con i vaccini mRNA non hanno confrontato diversi tempi di somministrazione della seconda dose. Invece gli studi del vaccino Oxford-AstraZeneca (che contiene Adenovirus dello scimpanze) che  includevano differenti tempistiche tra le due dosi hanno dimostrato che gli intervalli più lunghi (2-3 mesi) determinano una risposta immunitaria migliore anche se il numero di partecipanti a tali studi era piccolo e avevano ricevuto dosi di vaccino diverse da quelli vaccinati dopo le canoniche 3 settimane.
Un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine ha stabilito che l’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech era già del 52.4% tra la prima e la seconda dose (prevista dopo 21 giorni) tuttavia non ci sono dati sulla potenzialità protettiva oltre le 3 settimane senza la dose di richiamo. L’autorità regolatoria Europea (EMEA) indica che l’intervallo di tempo tra la prima e seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech non dovrebbe superare i 42 giorni. Secondo un parere di un gruppo di esperti della British Society for Immunology un ritardo fino a 8 settimane nella somministrazione della seconda dose dei due vaccini a mRNA ora approvati non dovrebbe indurre alcun significativo effetto sull’efficacia del richiamo e neppure sugli eventuali eventi avversi. Solo gli studi in corso si daranno dati certi sulla durata della protezione indotta dal vaccino.

Il vaccino va somministrato anche a chi ha sviluppato la malattia?
Chi ha già sviluppato la malattia e una risposta immune protettiva, sia anticorpale protettiva (anti-S1/RBP e/o anticorpi neutralizzanti) che cellulare, non avrà un ulteriore beneficio dal vaccino, che come abbiamo detto mira a prevenirla facendo produrre in anticipo nel soggetto vaccinato gli anticorpi neutralizzanti. Al contrario, in un soggetto che ha contratto la malattia, ma risulta negativo al test anticorpale sierologico per anticorpi neutralizzanti (anti-S1/RBP a titolo elevato) la vaccinazione determina il richiamo e invigorimento della risposta immune antivirale.

Il problema delle varianti: i vaccini potrebbero non funzionare?
Tutti i virus, e in particolare i virus a RNA come il SARS-CoV-2, si moltiplicano in continuazione e sono soggetti a mutazioni che ne variano la composizione. La selezione naturale privilegia usualmente le varianti competitive che favoriscono la diffusione del virus, raramente quelle che ne aumentano la patogenicità. La selezione di varianti virali che sfuggono alla neutralizzazione da parte degli anticorpi stimolati dalla vaccinazione è quindi possibile e per questo si studiano accuratamente le diverse evoluzioni delle popolazioni virali che mantengono la pandemia in diverse aree del mondo. Tra tutte le varianti finora descritte, quella che potrebbe essere la più preoccupante è quella Brasiliana che interessa alcuni siti della proteina S1/RBP che è il bersaglio degli anticorpi indotti dagli attuali vaccini per la neutralizzazione del virus. Tutto ciò va confermato però da dati e pubblicazioni scientifiche consistenti.

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