Covid-19: la svolta
Dopo due mesi di lockdown è iniziata la fase 2; in 6 regioni italiane non si registrano nuovi casi di positività al Sars-Cov-2 e i dati di questi giorni sono in continuo miglioramento anche nelle regioni più critiche, come Lombardia e Piemonte. Dobbiamo considerarci fuori dalla pandemia e possiamo abbassare la guardia? Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane? Facciamo il punto con il professor Ferruccio Bonino, già Direttore Scientifico del Policlinico di Milano, fra i massimi esperti di virus a livello internazionale avendo contribuito alla scoperta dei virus dell’epatite
La diffusione del virus nel mondo è iniziata subdolamente a Wuhan come minimo già a settembre 2019. La diffusione è stata rapidissima, incontrollata e inaspettata. Ciò perché l’infezione è asintomatica o paucisintomatica nel 90%, se non di più, dei casi in cui il virus replica nelle sole sedi di ingresso, che possono essere tutte le superfici del corpo esterne o interne, come le mucose, dando al massimo segni d’infiammazione locale (es. vari tipi di lesioni cutanee, riniti, sintomi gastro-intestinali, ecc).
Se la risposta immune innata (molto forte nei giovani) blocca il virus in tali sedi l’infezione rimane misconosciuta, non si trovano anticorpi in circolo successivamente e non si sa se tali individui possano re-infettarsi (come succede per i comuni raffreddori causati da coronavirus). Nei soggetti in cui il virus supera la barriera superficiale e raggiunge il sangue scatta una risposta immune infiammatoria sistemica con risposta anticorpale. Questi soggetti rappresentano circa il 60% dei soggetti infettati in base ai dati sugli studi di focolai epidemici completi, ovvero in cui tutti gli individui infettati dallo stesso ceppo virale sono stati studiati.
Solo in una piccola percentuale (circa 2%) di tutti i soggetti con reazione infiammatoria sistemica si sviluppa la malattia grave a rischio, ovvero l’endotelite, a cui può conseguire nei soggetti predisposti e a rischio la così detta tempesta citochinica che provoca trombofilia diffusa con il blocco dell’ossigenazione a livello degli alveoli polmonari.
Il fatto che improvvisamente si siano verificati tanti casi simultanei di quest’ultima condizione consegue all’enorme, simultanea infezione di grandi masse di persone ignare del problema. Quindi nelle aree del mondo che hanno subito un’infezione massiva, come la Lombardia, succederà nei prossimi mesi né più né meno di ciò che è già successo a Wuhan, che ha fatto da battistrada.
Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane?
Non ci sarà, io credo, nessuna seconda ondata di Sars-Cov-2 in quanto non saremo più sorpresi al primo focolaio che possa ripartire. Se questo avverrà, e avverrà!, sarà bloccato dall’isolamento immediato dei soli contatti diretti senza più una diffusione massiva. Perché ciò accada però occorre rispettare alcune logiche misure di attenzione igienico-sanitaria.
Va ricordato inoltre che, come è già successo per Mers, Sars-1, Sars-2, succederà prima o poi anche una quarta volta con un Sars-3 che potrebbe essere anche più aggressivo del Sars-2, cioè colpire indifferentemente ogni età (neonati, bambini, giovani inclusi) e non solo i soggetti già malati cronici o predisposti. Potrebbe succedere anche per un virus influenzale tipo Spagnola.
Occorre quindi fare tesoro dell’esperienza attuale. Bisogna prestare attenzione massima ad altri eventi del genere come ha fatto Taiwan che, memore delle esperienze con Mers e Sars-1, ha applicato da subito le norme giuste senza attendere e mentre da noi l’infezione alla fine avrà fatto oltre 50.000 morti loro per ora ne hanno solo 7.
Non dobbiamo più farci cogliere impreparati e dobbiamo ripristinare il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, istituito con legge 138/2004 e smantellato dal Ministero della Salute nel 2012. Al Centro, equivalente italiano del CDC statunitense, compete infatti di vigilare su tutte le epidemie che si verificano nel mondo e predisporre i piani di contrasto per quelle che possono investire il nostro Paese.
Finito il lockdown la gente torna a muoversi, a frequentare colleghi, amici e parenti. Quali rischi corriamo? Cosa fare per ridurli?
Il Sars-Cov-2 si trasmette soprattutto con le micro-goccioline della saliva ed è pericoloso in particolare per persone di età avanzata o portatori di malattie infiammatorie sistemiche o cardiovascolari. Il rischio d’infezione viene abbattuto già se si sta a una distanza di un metro almeno uno dall’altro.
Quando non può essere garantito un distanziamento adeguato, come misura di cautela reciproca, è consigliabile usare la mascherina (o qualsiasi velo di carta o tessuto che eviti di sparare le goccioline salivari oltre il metro di distanza, cosa che succede se si parla ad alta voce, si canta o grida o se c’è vento a favore) in particolare quando si sta con persone di età superiore a 50 anni o malate.
La stagione estiva, con l’aumento delle temperature e la vita all’aperto, può aiutare?
Indubbiamente i luoghi chiusi e affollati sono gli ambienti più pericolosi mentre l’aria aperta diluisce il virus che perde potenzialità infettiva, essendo necessario un numero di virus importante per colonizzare un nuovo ospite (anche i coloni umani non colonizzavano nessuna nuova nazione da soli!). Questa è probabilmente una delle principali ragioni per cui le epidemie di questi tipi di virus iniziano in inverno quando si sta in luoghi chiusi con le finestre chiuse e in molti casi con sistemi di riscaldamento a flusso d’aria interno. Per le stesse ragioni sono pericolosi in estate i sistemi di raffreddamento ad aria condizionata a circuiti chiusi che interessano più locali comuni. Per intenderci è meglio il condizionatore singolo con presa d’aria esterna per la stanza singola piuttosto che il pericoloso sistema di condizionamento centralizzato degli alberghi, che è stato ad esempio la causa della diffusione dell’infezione da Sars-Cov-1.
È possibile che il Sars-Cov-2 abbia perso virulenza?
Non c’è alcuna evidenza scientifica logica di questo. È noto da tantissimi studi che lo stesso virus che ha infettato tanti individui, passando rapidamente da uno all’altro, ha causato il più ampio spettro di sintomi (da nulla o pochi sintomi minimi, a malattie gravi fino a decesso) e con alternanza continua nel passaggio da soggetto molto grave a infezioni innocue e viceversa ripetutamente. Il fatto che oggi vediamo soprattutto casi lievi dipende da quanto detto sopra, facciamo diagnosi di infezione e malattia molto più e prima.
Le ipotesi di una ridotta virulenza sono state sollevate da erronee interpretazioni di dati e osservazioni. Se si coltiva il virus in cellule in laboratorio è normale che dopo alcuni passaggi il virus perda tossicità per le cellule. Purtroppo ciò non ha alcuna relazione con la virulenza ‘in vivo’ soprattutto perché il virus causa danno nell’uomo non per via citotossica diretta ma per via indiretta (immunomediata), ovvero la malattia grave come nella maggior parte delle malattie da infezione virale è causata dalla risposta immune antivirale dell’ospite e non dal virus stesso.
Ciò che si evidenzia in laboratorio non è esattamente quello che succede nell’uomo!