Il mio ricordo di Ermete Tadini

Sono passati alcuni mesi da quando ho aperto i ‘cassetti della memoria’ per raccontare la mia esperienza di volontaria al Centro da oltre 35 anni. E adesso eccomi ancora qui a riaprire i cassetti della memoria per ricordare l’amico Ermete Tadini, con il quale ho condiviso tanti anni di volontariato nell’Associazione ‘Amici’. Un altro invito a scrivere, arrivato in un momento in cui sentivo ancora di più la sua mancanza. Ermete ci ha lasciato durante la Settimana Santa, è salito al cielo dopo una settimana dal ricovero ospedaliero in seguito all’aggravarsi dell’infezione da Coronavirus che aveva contratto. 
Ormai erano già alcuni anni che Ermete non faceva più il volontario per l’Associazione e che, di conseguenza, non avevo più molte occasioni per vederlo, ma mi telefonava spesso: “Ciao bela Tusa, ‘me te ste’?”, gli piaceva parlare in dialetto meneghino… Amava l’opera e nelle nostre conversazioni telefoniche ci scambiavamo spesso opinioni su quelle viste in tv. Non solo, condividevamo anche la passione per il mangiare bene e sano! Eravamo in contatto anche sui social; ebbene sì, all’età di 94 anni aveva un profilo Facebook su cui pubblicava foto e contenuti e con il quale chattava con amici e parenti 
Oltre che di musica, insieme chiacchieravamo della nostra Milano e dei valori della famiglia: lui non aveva figli ma aveva instaurato un bellissimo rapporto con i nipoti di Anna, la sua compagna di vita. Indimenticabile per me una sua telefonata di luglio 2018: io e mio marito eravamo appena arrivati in hotel a Recco per il nostro cinquantesimo anniversario e lui mi telefonò per informarci che la sua cara Anna lo aveva lasciato: la sua voce mesta mi strinse il cuore ed ero molto dispiaciuta per essere così lontana. 
Il mio armadio dei ricordi mi porta indietro, al 1984, al Padiglione Lamarmora, quando iniziai il mio volontariato in sala donazioni e conobbi Ermete, prima come donatore e successivamente come volontario. Per noi volontari più giovani, Ermete era un amico paterno, amabile, indulgente e saggio.
Una volta trasferiti nel nuovo pad. Marangoni facevo coppia fissa proprio con lui nell’accoglienza ai donatori prima della visita medica, eravamo in sintonia e il nostro buonumore contagiava i donatori rendendo l’attesa più piacevole e più serena. Quante belle giornate abbiamo trascorso assieme!
Ermete era un galantuomo: quando ATM faceva sciopero ed era un problema tornare a casa, mi dava sempre un passaggio in auto. Era un guidatore prudente e attento e di ogni zona attraversata mi raccontava qualche aneddoto legato alla sua vita, come l’infanzia trascorsa nelle case di ringhiera e i forti rapporti di solidarietà che si creavano in quei contesti. Era sempre attento anche ai problemi del prossimo, quando conobbe mio figlio Giuseppe, si affezionò subito a lui e quando lo accompagnavo al Centro per esami o infusioni di ferro, indispensabili a Giuseppe come terapia per il morbo di Crohn, Ermete non mi lasciava mai senza una parola di conforto.  
La nostra amicizia è durata oltre trent’anni e la sua perdita ha lasciato un grande vuoto nel mio cuore. Conserverò come prezioso ricordo un volume de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, edizione Hoepli del 1902, che mi regalò sicuro che mio marito e io lo avremmo apprezzato come meritava, in cui, nella seconda di copertina, si trovava una Menzione Onorevole, datata 2 giugno 1912 all’alunno Ermete Tadini.
Sono sicura che ora, da lassù, ci guarda e sorride, e ci saluta con la sua chiosa “Tiremm Innanz!” 

Condividi questo articolo