La gratitudine
È trascorso più di un anno da quando il Sars-CoV-2 è entrato drammaticamente nelle nostre vite. Un anno difficile contrassegnato da lutti e dolore, isolamento forzato, dalla crisi di molti settori lavorativi e dalla paura di contrarre il virus, solo mitigata di recente dalla disponibilità di un vaccino efficace e sicuro.
Un anno in cui abbiamo anche avuto modo di apprezzare la dedizione e l’impegno del personale sanitario, medici e infermieri in primis, che mai come in questo periodo ha sopportato il carico maggiore della pandemia con un lavoro duro, turni massacranti, la paura del contagio per sé e per i propri cari, vivendo in prima persona e condividendo il dramma umano e sociale di tante vite spentesi in solitudine.
Ripensando a queste figure ritengo sia doveroso rispolverare un sentimento per certi versi obsoleto: la gratitudine. “La gratitudine è la memoria del cuore” (Lao Tze). È la riconoscenza per un bene ricevuto, un atteggiamento sempre più raro in questa nostra società dove diamo tutto per scontato, dovuto, negoziabile: lavoro, benessere, salute.
Proprio a proposito di salute, doverosa è la gratitudine verso i donatori di sangue dell’Associazione ‘Amici del Policlinico’ che in questo anno difficile mai hanno fatto mancare il loro aiuto ai pazienti ricoverati. Sin dal primo lockdown, superando un giustificato timore per il diffondersi della pandemia, pur di continuare a donare hanno affrontato difficoltà di ogni genere. Innanzitutto la prenotazione alla donazione, indispensabile per programmare il flusso delle presenze al fine di evitare il più possibile gli assembramenti in questi ambienti angusti. Purtroppo anche le attese per visita e salasso sono aumentate: la pandemia e la quarantena ad essa associata hanno ridotto la presenza del personale; l’assenza dei volontari e l’introduzione del test sierologico, con l’effettuazione del tampone in caso di positività, hanno fatto il resto. Ciononostante i donatori hanno continuato a donare e molti hanno reclutato nuovi donatori, a testimonianza di come la pianta della generosità dia sempre buoni frutti.
Come non essere grati anche ai molti docenti i quali, soprattutto grazie al loro trainante esempio, pur nel drammatico frangente della pandemia sono riusciti a reclutare, fra i loro studenti, nuovi giovani donatori. Illuminante a questo proposito l’intervista al Direttore del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano il quale, partendo dalla sua esperienza di donatore, sottolinea il ruolo che la donazione di sangue può ricoprire nella formazione e nella crescita civile di molti giovani.
Particolare gratitudine merita il gruppo Filipino Blood Donors of Milan (FBDM), sezione esterna della nostra Associazione, come ci ricorda l’articolo “La donazione di sangue non ha confini”. Le donazioni del gruppo FBDM, assai numerose nell’anno della pandemia, sono doppiamente importanti perché il loro sangue, diverso antigenicamente da quello della popolazione caucasica, va spesso ad arricchire la ‘Banca dei donatori rari’ creata per consentire la trasfusione dei pazienti immunizzati, come riportato nell’articolo dedicato.
Un pensiero pieno di gratitudine, infine, desidero rivolgere a Ermete Tadini, stroncato dal Covid prima di Pasqua. Nostro donatore, persona buona e generosa, Ermete Tadini per molti anni ha donato molte ore del suo tempo libero all’accoglienza dei donatori. Il suo profilo nel ricordo appassionato di un’altra volontaria ‘storica’ dell’Associazione: Annamaria Troisi.