Pandemia da Sars-CoV-2 e vaccinazione

“Quando avremo un vaccino?” è la domanda che, da mesi, tutti noi ci facciamo e che, soprattutto, rivolgiamo a epidemiologi e ricercatori. Riprendendo un paper del New England Journal of Medicine, Alessandra Berzuini, nel suo articolo, ci aiuta a fare chiarezza su questo argomento

Quando terminerà la pandemia da Sars-CoV-2?

I tempi non saranno brevi, poiché il controllo della pandemia avverrà solo quando si sarà raggiunta l’immunità di gregge, ovvero quando almeno il 70% della popolazione mondiale avrà una propria protezione anticorpale. Se vogliamo dare una dimensione numerica, partiamo dal fatto che meno di un anno fa, e cioè al momento in cui è stata riconosciuta la prima epidemia, il 90% della popolazione mondiale era suscettibile al CoV-19, e che per parlare di immunità di gregge gli anticorpi protettivi dovranno essere presenti in almeno 5.600 milioni di persone al mondo.
Ci sono ancora molte incertezze sulla efficacia e durata della immunità raggiunta con il contatto con il virus, e tutte le speranze sono quindi riposte sul vaccino.

Quando avremo un vaccino anti-Covid-19?
Superare la fase 3 della sperimentazione (ndr la fase in cui il prodotto viene somministrato ad un numero assai elevato di individui così da identificare reazioni avverse anche rare) è una condizione necessaria ma non ancora sufficiente, poiché il vaccino deve soddisfare almeno quattro requisiti: sicurezza, efficacia, disponibilità e universalità.
- Sicuro: sono necessari studi rigorosi improntati alla massima trasparenza, e le valutazioni di sicurezza si devono protrarre anche dopo il rilascio del vaccino.
- Efficace: l’efficacia deve essere valutata sul lungo termine, poiché è auspicabile che la protezione sia duratura o almeno che se ne conosca la durata.
- Disponibile: deve esserlo per tutti, ma ne avremo così tanto a disposizione per coprire i numeri necessari? In tutte le zone del mondo? E chi saranno i primi ad usufruirne? Gli anziani, gli ammalati, coloro che si sottopongono a terapie immunosoppressive, ma vanno tenute presenti anche altre categorie come i lavoratori della sanità, coloro che assistono gli anziani, i donatori di sangue che devono garantire il fabbisogno di sangue per le terapie trasfusionali, gli insegnanti, ma anche i giovani ‘supersani’ che, in qualità di portatori asintomatici, sono i veri moltiplicatori della infezione.
- Universale: l’efficacia della vaccinazione non si ferma alla disponibilità del vaccino, ma si identifica con l’atto stesso della vaccinazione che, per garantire di ritornare alla situazione pre-pandemia, deve raggiungere l’universalità. Ciò si scontra con la realtà poiché, anche senza pensare alle popolazioni povere e sperdute, negli stessi Stati Uniti pare che solo il 50% delle persone sarebbe oggi disponibile a sottoporsi a vaccinazione.

La comunicazione: ecco quindi la necessità di una divulgazione semplice, chiara ed efficace, da parte dei community leaders come promotori della giusta informazione. Medici e infermieri prima di tutto, insegnanti, giornalisti, civil servants e tutte le persone ragionevoli. Tutti coloro che con le loro azioni quotidiane, piccole o grandi, hanno sostenuto l’emergenza nelle fasi più delicate, sono la migliore garanzia che un tema così importante non venga strumentalizzato da cattivi maestri con fini politici o ideologici. Ancora una volta i migliori risultati si potranno ottenere con la partecipazione attiva e l’esempio dei cittadini migliori.

Bloom et al: When Will We Have a Vaccine? Understanding Questions and Answers about Covid-19 Vaccination. N Engl J Med, sep 8 ,2020.

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