Un’iniziativa per l’Italia senza fumo

Il 31 maggio si celebra la “Giornata Mondiale senza tabacco”. Per l’occasione pubblichiamo l’articolo del professor Girolamo Sirchia, estensore della legge del 2003 ‘Tutela della salute dei non fumatori’, che fa il punto sull’argomento

Ho articolato la mia presentazione in 3 brevi capitoli:
1. Lo stato di fatto
In Italia il numero di fumatori e il consumo di tabacco da molti anni non tendono a diminuire in modo significativo: nel 2020 il numero dei fumatori ammontava infatti a 10.300.000, pari al 26,2% della popolazione (compresa tra 17 e 74 anni)1, non molto dissimile da quello rilevato nel 2005, quando a seguito della legge 16/1/2003 n. 3 art. 51 “Tutela della salute dei non fumatori” il loro numero era diminuito di oltre mezzo milione di soggetti rispetto al 2003. Anche negli Stati Uniti si osserva peraltro analoga stagnazione, e ciò accade malgrado sia noto da oltre mezzo secolo che il fumo di tabacco è causa ogni anno di morte prematura nel mondo per quasi 8 milioni di persone, di circa 700.000 persone nell’Unione Europea2 e di 70-80.000 persone in Italia, ove si aggiungono altri 2 milioni di cittadini che, a causa del fumo, hanno sviluppato malattie croniche invalidanti, primariamente di tipo pneumo-cardiovascolare: Carter e Coll3 hanno rilevato che nei fumatori l’eccessiva mortalità è 2-3 volte più elevata di quella delle persone che non hanno mai fumato, e che essa è causata da ben 21 malattie note,delle quali principalmente quelle cardiovascolari e i tumori4-5. L’iniziativa congiunta dei CDC e CMS americani “Million Hearts” 2011-2016 non ha dato i risultati sperati (cioè il risparmio di un milione di vite umane) proprio perché le principali cause di infarto miocardico acuto e stroke (cioè il fumo di tabacco e l’eccessivo uso di sale unitamente all’insufficiente intervento clinico sull’ipertensione arteriosa) hanno subito una inerzia politica dovuta alle resistenze di Gruppi di interesse4. Il nuovo Million Hearts 2016-2022 ripropone con determinazione interventi sui 3 ambiti incriminati:
1) riduzione della nicotina nel tabacco combusto;
2) riduzione del contenuto di sale nei cibi preparati;
3) maggior coinvolgimento dei medici nel monitoraggio della pressione arteriosa e trattamento dell’ipertensione, anche con nuovi finanziamenti e impiego di telemedicina.
Servono leggi, fondi e maggior determinazione da parte delle Istituzioni4.
Oltre ai costi umani, anche i costi economici del fumo sono assai rilevanti. È stato calcolato negli Stati Uniti che per ogni pacchetto di sigarette venduto nel 1999, US$ 3,45 venivano spesi in cure mediche e US$ 3,73 per perdita di produttività, per un totale di US$ 7,18 per pacchetto6, ossia in Italia dove la media di consumo è di una decina di sigarette al dì circa US$ 3,60 (€ 3) per fumatore/die).
Di fronte a numeri di questa portata si stenta a credere che i decisori politici rimangano inerti, ma la cosa è di facile spiegazione se si considerano i seguenti fatti:
a) la filiera del tabacco è composta in Italia di oltre 200.000 persone ed altrettanti posti di lavoro
b) essa può contare su produttori che dispongono di larghi mezzi economici e sono assai abili e disinvolti nel promuovere e difendere i loro prodotti da azioni di contrasto
c) oltre al tabacco, i produttori hanno diversificato con lo sviluppo di sigarette elettroniche (e-cig) e IQOs (acronimo di I Quit Ordinary smoking) costituite da sigarette di tabacco riscaldato, ma non bruciato che l’FDA ha definito “a rischio modificato” in quanto non è ben chiara la loro nocività7-8.

2. La legge di tutela dei non fumatori
È il primo e più importante provvedimento di un piano antifumo stilato dal Ministero della Salute nel 2003. Essa è riuscita a superare il fuoco di sbarramento di amici e nemici che avevano già affondato precedenti tentativi di ridurre il tabagismo. Le ragioni del successo sono da ricercare nei seguenti punti:
1) in Italia vige il principio fondamentale che tutti i cittadini hanno uguali diritti e uguali doveri. Ne deriva che il diritto di coloro che vogliono fumare deve essere salvaguardato (giacché viene rigettato il proibizionismo), ma deve essere parimenti salvaguardato il diritto di coloro che non vogliono inalare aria contaminata dal fumo generato da altri (fumo passivo);
2) il Governo ha chiesto e ottenuto dal Parlamento la delega per normare la tutela dei non fumatori dal fumo passivo e la norma è stata poi inserita e approvata con la Legge Finanziaria 2003;
3) il proponente non era un professionista della politica e godeva quindi di relativa indipendenza dai partiti.
La popolazione ha sostenuto la legge e tuttora la rispetta malgrado:
a) assenza di significative iniziative di Governo;
b) rarefazione dei controlli;
c) nessuna iniziativa circa e-cig e IQOS, che è addirittura stata oggetto di agevolazione fiscale;
d) inerzia e compiacenza istituzionale verso IQOS; l’FDA (Food and Drug Administration) ha classificato IQOS a rischio modificato, subito tradotto dal produttore in rischio diminuito e proposto come strumento di riduzione del danno, pur sapendo bene il produttore che sia FDA che OMS hanno denunciato che non esistono prove in tal senso8. D’altro canto i produttori non fanno mistero delle loro strategie di puntare su IQOS e sui giovani. Nel 2020 negli Stati Uniti il 24,3% degli studenti della scuola secondaria di 1° e 2° grado ha fatto uso di questi prodotti e l’Italia si avvia sullo stesso pericoloso percorso9. Il nuovo Amministratore Delegato di Philip Morris International nella sua conferenza stampa di insediamento, ha vantato queste iniziative e la grande esperienza acquisita dalla sua società nella somministrazione di composti chimici per via inalatoria, tale da accreditare Philip Morris International come azienda farmaceutica10;
e) finanziamento sistematico, da parte dei produttori, di Centri Studi, Università, Associazioni e Società Scientifiche, politici, giornalisti, lobbisti, medici, coltivatori, ecc. Da notare che è stata persino fondata dalla Philip Morris una Fondazione “per liberare il mondo dal tabacco!”.

3. Che fare
Alla luce di questi fatti mi sembra improbabile che Governo e Parlamento italiani in questo momento storico prendano iniziative per intensificare il contrasto al consumo di tabacco e ai suoi succedanei., anche se le iniziative utili sono ben conosciute e sperimentate e alcune di esse non richiedono nemmeno interventi legislativi né addizionali spese. Se, ad esempio, si desse convinta applicazione alle normative già esistenti, intensificando il regime dei controlli circa:
a) il rispetto del divieto di fumo nei luoghi di lavoro, nei locali pubblici chiusi e nei dehors non del tutto aperti (almeno su tutti i lati) che gli esercizi pubblici attrezzano per ampliare il loro spazio utile;
b) il divieto di disperdere i mozziconi nell’ambiente.
Si potrebbe dare un segnale significativo di una rinnovata volontà di contrastare il fumo. Purtroppo il segnale è addirittura contrario nel caso dell’IQOS (tabacco riscaldato) che è entrato quasi automaticamente nella libera vendita in Italia, mentre forse sarebbe stato opportuno valutarne prima gli effetti, come è stato fatto ad esempio in Australia. Per non parlare delle agevolazioni fiscali tuttora vigenti e rapidamente ripristinate nella bozza di Finanziaria 2021 che le aveva soppresse.
Perché la lotta al fumo e ai suoi succedanei riprenda è allora necessario che l’opinione pubblica prema e sospinga le Istituzioni preposte a ben operare.
Mi chiedo se possa essere utile dare vita con la guida dell’Istituto Superiore di Sanità a un Movimento “Italia Senza Fumo” che coinvolga, oltre alle Istituzioni e alle Società Scientifiche, anche Associazioni di persone che hanno subito danni dal fumo e che possano testimoniare la sua grave nocività, nonché i movimenti ambientalisti11. Ma anche finanziatori e professionisti della comunicazione per far sapere agli Italiani quanti artifici, bugie e azioni corruttive vengono messe in atto dai produttori. Abbiamo imparato che si può ottenere un grande coinvolgimento della popolazione con strumenti e modalità del tutto nuovi e che vi sono persone di grande abilità che riescono a cambiare il mondo: i cosiddetti influencers.
Tutti insieme potremmo lavorare per acquisire risorse umane e finanziarie capaci di risvegliare l’attenzione della popolazione sui valori della salute pubblica e dell'etica d'impresa, valori oggi sopravanzati dalle logiche del profitto comunque conseguito.

Come accennato più sopra, un Movimento popolare contro il fumo potrebbe attivarsi progressivamente su alcune iniziative di facile realizzazione, che non richiedano né nuove leggi né risorse aggiuntive, quali:
1) Nei dehors non del tutto aperti (almeno su tutti i lati) dei bar e ristoranti valgono le stesse regole antifumo del locale primario;
2) Le ASL redigono un piano di controllo sui luoghi di lavoro e sui locali pubblici. I cittadini chiamano un numero verde per segnalare le situazioni irregolari e chiedere interventi alle Forze dell’Ordine, che sono tenute tutte ad intervenire e ad elevare contravvenzioni;
3) La dispersione dei mozziconi a terra deve essere oggetto di vigilanza e sanzionata senza eccezioni;
4) È necessario investire per convertire le colture di tabacco in altre colture. Recentemente Coldiretti ha stipulato altri accordi con Philip Morris per la produzione del tabacco in Italia che già si colloca tra i principali produttori europei. È chiaro che se la filiera del tabacco e i relativi interessi aumentano, aumenterà anche la loro influenza sui decisori politici;
5) L’abbandono del posto di lavoro per fumare non va riconosciuto come un diritto; si fuma solo nell’intervallo pranzo o ricreazione. I datori di lavoro potrebbero invece offrire benefit al personale non fumatore. Il datore di lavoro infatti spende di più per il dipendente fumatore (malattia, rischi incendio, inquinamento);
6) I Comuni dovrebbero essere premiati per la loro efficienza nella lotta al fumo.
Il momento per riprendere con forza l’azione contro il tabacco mi sembra propizio anche perché sta decollando un Piano Nazionale per la Resilienza e la Ripresa che mette in primo piano un risanamento ecologico da molto tempo atteso e auspicato e sappiamo che la salute umana è un tutt’uno con la salute dell’ambiente. In ogni caso spero che esso segni una svolta nella politica del Paese e dia a tutti noi e alle nostre iniziative rinnovato vigore per sostenere il cambiamento.

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

1. Pacifici R. Relazione presentata al’Istituto Superiore di Sanità in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, Roma, 31 maggio 2021.
2. OECD Health at a Glance. Europe 2020.
3. Carter BD et al. Smoking and mortality. Beyond established causes. New Engl. J Med. 372, 631-40, 2015.
4. Frieden TR e Foti KE. National initiatives to prevent myocardial infarction and stroke. JAMA 325, 1391-92, 2021).
5. MMWR. 2008;57:1226-28. CDC. Smoking Attributable Mortality, Years of Potential Life Lost, and Productivity Losses-United States, 2000-2004.
6. MMWR. 2002;51:300-303. CDC. Annual Smoking Attributable Mortality, Years of Potential Life Lost, and Economic Costs-United States, 1995-1999.
7. Rigotti NA. Randomized trials of e-cigarettes for smoking cessation. JAMA 324, 1835-37, 2020.
8. Editorial. Confusion around heated tobacco products. BMJ 2020;370:m3528.
9. Wang T. et al. Disposable e-cigarette use among US youth. An emerging public health challenge.
10. Pulcini A, 7 maggio 2021, Fortune Health.
11. Redfield RR et al. Redoubling Efforts to Help Americans Quit Smoking-Federal Initiatives to Tackle the Country’s Longest-Running Epidemic. New Engl. J Med. 383;17, 1606-9, 2020.

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