"Ci sono vite che capitano e vite da capitano”: l’Associazione Amici e la diffusione della cultura del dono a scuola
Negli anni, l’Associazione Amici è sempre stata molto attiva nel coinvolgere gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Molti dei donatori che oggi hanno raggiunto, o stanno per raggiungere, il traguardo delle 100 donazioni sono stati sensibilizzati dai giovani medici del centro trasfusionale sui banchi del liceo o nei cortili delle Università milanesi già alla fine degli anni ’70. Altri potrebbero essere diventati nostri donatori imparando a conoscere il sangue e l’importanza della donazione fin dalle elementari grazie alle pubblicazioni “Storia di una goccia di sangue” (1) e “Il mio amico sangue” (2).
Il programma scuole nella sua forma attuale, invece, è nato nei primi anni 2000 per promuovere la donazione di sangue e la cultura del dono fra gli studenti dell’ultimo anno di scuola media superiore e propone, oltre alla sensibilizzazione a scuola, anche la possibilità di organizzare donazioni di gruppi di studenti presso il Centro Trasfusionale del Policlinico.
L’anno scolastico appena concluso è stato caratterizzato dalla ripresa delle attività in aula in tutte le scuole aderenti al progetto (una trentina), seppur con il timore costante di dover tornare a organizzare incontri a distanza a causa dell’acuirsi della pandemia da Covid-19.
Nonostante il ritorno sui banchi di scuola e la ripresa dei progetti, non sono mancate le preoccupazioni e le difficoltà, anche burocratiche, di molti presidi che hanno quindi deciso di non autorizzare, anche per l’A.S. 2021-22, l’organizzazione istituzionalizzata della donazione di gruppo al Centro Trasfusionale, incidendo così sul numero di studenti avvicinati alla donazione. Se è vero che i dati sull’andamento del Programma Scuole non sono paragonabili a quelli a cui ci eravamo abituati in epoca pre-pandemica; è anche vero, però, che l’attività di sensibilizzazione nelle scuole continua a essere strategica e irrinunciabile. L’importanza di questo programma, infatti, non si valuta solo per la sua efficacia nel contribuire all’incremento del numero di donazioni raccolte nell’immediato, ma anche nel suo proporsi come un progetto educativo più ampio.
Nel parlare a questi giovani adulti della donazione di sangue li si invita a riflettere e a prendere consapevolezza del loro vivere all’interno di una comunità e del tipo di persona che vogliono diventare. Il motto “Ci sono vite che capitano e vite da capitano”, che si legge all’ingresso del Liceo Vittorio Veneto, riassume bene questo concetto: possono decidere di lasciare che la loro vita sia in balia degli eventi, gli “capiti” soltanto; oppure decidere di esserne i condottieri e, in questo senso, la donazione di sangue diventa il primo vero gesto per dimostrare a se stessi e al mondo degli adulti di essere persone consapevoli e responsabili, cittadini attivi e, appunto, i capitani della propria vita.
Non solo, con il programma scuole ci si propone anche di fare educazione sanitaria: il sangue si dona in ospedale e per molti di loro la donazione rappresenterà il primo contatto con una struttura sanitaria. Grazie alla donazione di sangue impareranno a entrare in relazione con il mondo ospedaliero e familiarizzare con un ambiente per tradizione culturale associato alla malattia e al dolore, ma che invece, in questo ambito si vuole proporre come punto di riferimento per la tutela della salute. Il Centro Trasfusionale diventa, attraverso la donazione, un baluardo per la tutela della salute pubblica, un luogo dove si fa prevenzione e si promuove l’adesione a uno stile di vita sano, ma per arrivare a questo rovesciamento di paradigma è fondamentale incontrare i ragazzi, parlare con loro e ascoltare il loro punto di vista, i loro timori e pregiudizi e spingerli a riflettere sulla possibilità di aprirsi a una nuova interpretazione dell’ospedale e quindi anche a una nuova modalità relazionale con la struttura stessa.
Infine, a proposito di pregiudizi, quelli che ancora esistono nei confronti della donazione di sangue, sono lo spunto per parlare ai ragazzi dell’importanza della corretta selezione delle fonti di informazione, oggi più che mai fondamentale per difendersi dalla dilagante diffusione di fake news.
(1) 'Storia di una goccia di sangue' (1982), di A. Parravicini, E. Cavalli, A.M. Maderna, G. Sirchia con disegni di Elisabetta Cavalli dedicato agli alunni della scuola elementare. Il testo è stato ristampato a cura del Comune di Milano e distribuito nelle scuole elementari del Centro storico della città.
(2) 'Il mio amico sangue' (1982), testi di Anna Parravicini e Girolamo Sirchia, progettazione e illustrazioni di Elisabetta Cavalli, per le scuole medie.
Il programma scuole nella sua forma attuale, invece, è nato nei primi anni 2000 per promuovere la donazione di sangue e la cultura del dono fra gli studenti dell’ultimo anno di scuola media superiore e propone, oltre alla sensibilizzazione a scuola, anche la possibilità di organizzare donazioni di gruppi di studenti presso il Centro Trasfusionale del Policlinico.
L’anno scolastico appena concluso è stato caratterizzato dalla ripresa delle attività in aula in tutte le scuole aderenti al progetto (una trentina), seppur con il timore costante di dover tornare a organizzare incontri a distanza a causa dell’acuirsi della pandemia da Covid-19.
Nonostante il ritorno sui banchi di scuola e la ripresa dei progetti, non sono mancate le preoccupazioni e le difficoltà, anche burocratiche, di molti presidi che hanno quindi deciso di non autorizzare, anche per l’A.S. 2021-22, l’organizzazione istituzionalizzata della donazione di gruppo al Centro Trasfusionale, incidendo così sul numero di studenti avvicinati alla donazione. Se è vero che i dati sull’andamento del Programma Scuole non sono paragonabili a quelli a cui ci eravamo abituati in epoca pre-pandemica; è anche vero, però, che l’attività di sensibilizzazione nelle scuole continua a essere strategica e irrinunciabile. L’importanza di questo programma, infatti, non si valuta solo per la sua efficacia nel contribuire all’incremento del numero di donazioni raccolte nell’immediato, ma anche nel suo proporsi come un progetto educativo più ampio.
Nel parlare a questi giovani adulti della donazione di sangue li si invita a riflettere e a prendere consapevolezza del loro vivere all’interno di una comunità e del tipo di persona che vogliono diventare. Il motto “Ci sono vite che capitano e vite da capitano”, che si legge all’ingresso del Liceo Vittorio Veneto, riassume bene questo concetto: possono decidere di lasciare che la loro vita sia in balia degli eventi, gli “capiti” soltanto; oppure decidere di esserne i condottieri e, in questo senso, la donazione di sangue diventa il primo vero gesto per dimostrare a se stessi e al mondo degli adulti di essere persone consapevoli e responsabili, cittadini attivi e, appunto, i capitani della propria vita.
Non solo, con il programma scuole ci si propone anche di fare educazione sanitaria: il sangue si dona in ospedale e per molti di loro la donazione rappresenterà il primo contatto con una struttura sanitaria. Grazie alla donazione di sangue impareranno a entrare in relazione con il mondo ospedaliero e familiarizzare con un ambiente per tradizione culturale associato alla malattia e al dolore, ma che invece, in questo ambito si vuole proporre come punto di riferimento per la tutela della salute. Il Centro Trasfusionale diventa, attraverso la donazione, un baluardo per la tutela della salute pubblica, un luogo dove si fa prevenzione e si promuove l’adesione a uno stile di vita sano, ma per arrivare a questo rovesciamento di paradigma è fondamentale incontrare i ragazzi, parlare con loro e ascoltare il loro punto di vista, i loro timori e pregiudizi e spingerli a riflettere sulla possibilità di aprirsi a una nuova interpretazione dell’ospedale e quindi anche a una nuova modalità relazionale con la struttura stessa.
Infine, a proposito di pregiudizi, quelli che ancora esistono nei confronti della donazione di sangue, sono lo spunto per parlare ai ragazzi dell’importanza della corretta selezione delle fonti di informazione, oggi più che mai fondamentale per difendersi dalla dilagante diffusione di fake news.
(1) 'Storia di una goccia di sangue' (1982), di A. Parravicini, E. Cavalli, A.M. Maderna, G. Sirchia con disegni di Elisabetta Cavalli dedicato agli alunni della scuola elementare. Il testo è stato ristampato a cura del Comune di Milano e distribuito nelle scuole elementari del Centro storico della città.
(2) 'Il mio amico sangue' (1982), testi di Anna Parravicini e Girolamo Sirchia, progettazione e illustrazioni di Elisabetta Cavalli, per le scuole medie.