Curare i pazienti al tempo del Covid: intervista al professor Stefano Carugo
Dice di sé “Sono nato professionalmente al Policlinico di Milano, dove ho frequentato l’Università e mi sono laureato nel 1991, dedicandomi in particolare allo studio dell’ipertensione arteriosa e dello scompenso cardiaco con il professor Fabio Magrini”. Dopo molteplici esperienze come ricercatore e professore aggregato di Medicina Interna presso l’Università di Milano, Stefano Carugo ha lavorato al San Gerardo di Monza; è stato direttore della Cardiologia dal 2006 al 2015 al Pio Albergo Trivulzio e dal 2015 al 2020 all’Ospedale San Paolo di Milano. Dal 2016 è responsabile regionale della Società italiana di cardiologia, autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche. Nel gennaio 2021 è tornato al Policlinico come direttore della Cardiologia.
Incontriamo il professor Stefano Carugo in un momento assai critico, dovuto alla ripresa del Covid19 che sta mettendo a dura prova le strutture e il personale dei nostri ospedali soprattutto per l’aumento dei ricoveri di persone non vaccinate che occupano la metà dei posti letto in reparto e oltre due terzi in rianimazione
La Cardiologia, come quasi tutti i reparti ospedalieri, è stata pesantemente segnata dall’avvento della pandemia da SARS-CoV-2. Anche oggi, a causa soprattutto della variante Omicron altamente contagiosa, molti reparti hanno dovuto ridurre o addirittura sospendere la loro attività per dedicare posti letto e personale alla cura del Covid19. Com’è la situazione attuale?
Rispetto alle prime due ondate la situazione è sicuramente migliore grazie soprattutto ai vaccini che forniscono uno scudo straordinario che trasforma l’infezione sostanzialmente in una influenza. È indubbio che sono i non vaccinati i principali “ospiti” delle nostre terapie intensive; il loro numero è in crescita e questo crea disservizi generalizzati. Purtroppo, molti pazienti giungono in ospedale perché non trovano sul territorio risposte concrete e ancora oggi l’ospedale rappresenta l’unica vera possibilità di cura e isolamento. Anche questa volta alcuni reparti sono stati trasformati in reparti Covid ma come dicevo sono meno i pazienti 'ventilati', e per lo più sono positivi 'soft'. Questo alto numero di ricoveri legati al Covid genera comunque un rallentamento, se non un vero e proprio stop alla gestione di patologie di natura diversa che meriterebbero maggiore attenzione.
Ci stai dicendo che patologie non legate al Covid che richiedono un ricovero ospedaliero rischiano di non ricevere la dovuta attenzione. È così?
Come dicevo prima, sì! Vengono garantite le urgenze ma molte prestazioni sono state rimandate. Con grande sforzo cerchiamo di mantenere aperti tutti gli ambulatori; gli operatori sanitari però sono oggettivamente stanchi e sottoposti a una pressione insostenibile.
Oggi più che mai dobbiamo fare di tutto per conservarci in salute. Come cardiologo cosa ti senti di suggerire ai nostri donatori?
Innanzitutto, vaccinarsi! Ricordiamoci poi che le patologie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel nostro Paese, quindi non esiste solo il Covid, anzi! Controllarsi la pressione arteriosa, il colesterolo e la glicemia, non fumare, fare 10.000 passi al giorno, lasciare i ‘panettoni natalizi’ alle spalle: sono consigli efficaci. Troppa gente si è trascurata, ha messo su chili di pancetta ed è diventata più sedentaria. Quindi muoversi!
È nota la tua passione per l’attività fisica, la corsa in particolare. Quali sono le indicazioni? Esistono anche controindicazioni. Quali?
Non esiste limite d’età per una sana prevenzione cardiovascolare e la corsa, ma anche una bella camminata all’aperto, è un’attività semplice, economica, che fa realmente bene alla salute. Ripeto: 10.000 passi al giorno sono semplici da fare, accessibili a tutti. Poi, per chi può permetterselo, anche un’attività più intensa (10 km se non di più) è adatta. Una raccomandazione: non eccedere e sapere da dove si parte. In altre parole, prima di fare attività fisica conoscere come sta il tuo cuore: una misurazione della pressione e un ECG sono il minimo indispensabile.
Per chiudere, quale raccomandazione ti senti di fare ai nostri lettori per l’anno appena iniziato?
Aiutare noi operatori sanitari seguendo i nostri consigli, vaccinarsi senza se e senza ma e poi, come si dice a Milano… “moves”!!!!!